Un recente articolo scritto da Mariana Mazzucato - professoressa di Economics of Innovation all'Università del Sussex - getta una luce interessante e ricca di dati e fatti sul mondo e su alcuni miti, credenze, mode che circondano il mondo delle startup (startup myths and obsessions).
I dati e le osservazioni della Mazzucato - prevalentemente indirizzati alla realtà inglese ma non solo - si inseriscono in un più ampio dibattito che coinvolge anche il nostro Paese: le startup ed il rilancio della nostra economia.
Abbiamo bisogno di credere che esistano formule a buon mercato in grado di far recuperare al nostro Paese ,e all'intera Europa, un ritardo ormai cronico verso non solo gli Stati Uniti - che con la lucidità che sempre ha contraddistinto questa nazione, hanno ben chiaro che la minaccia alla loro ricchezza e benessere viene oggi più che mai da paesi che stanno massicciamente investendo in tecnologie, innovazione, formazione di primo livello (la Cina e Sud Corea in primis) - ma, appunto, verso nazioni con una visione del futuro più nitida della nostra.
Guardando alla Silicon Valley si è portati a credere che basti una buona dose di capitale di rischio, tante startup ed un buon sistema universitarie per innescare la miccia dell'innovazione.
La Mazzucato ci invita però a considerare il ruolo degli investimenti pubblici:
...many firms in Silicon Valley have benefitted directly from early-stage funding by government, as well as the ability to build their products on top of government funded technologies. Every technology that makes the iPhone smart was government-funded (internet, GPS, touch-screen display, SIRI). Apple spends relatively little on R&D compared with other IT firms precisely because it uses existing technology. It applies its remarkable design skills to these technologies, effectively surfing on a government-funded wave. Apple, Compaq and Intel also all enjoyed the benefits of early-stage public funds (SBIC in the case of Apple, SBIR in the case of Compaq and Intel).